Titolo e sottotitolo esprimono con esattezza la prospettiva del volume: lo scopo della vita morale è quello di permettere a Dio di prendere volto e di divenire carne nel mondo e per il mondo, perché la vita morale dei cristiani rende possibile nel tempo la presenza di Dio fra gli uomini. Una presenza che a buon diritto si può raffrontare alla presenza eucaristica e dunque alla promessa del Signore di essere con noi fino alla fine dei tempi.

Nelle due encicliche di contenuto morale, Giovanni Paolo II ha giustamente insistito sulla portata evangelizzatrice dell’agire cristiano. Perché la morale possa giocare questo ruolo, non deve respingere il Cristo o attutirne il messaggio in nome di una morale per tutti. Parecchi moralisti ritengono sia difficile fondare in Cristo la possibilità di una morale per tutti. Alcuni pensano addirittura che una morale centrata sulla persona di Gesù sia di ostacolo nel concepire una morale universalmente valida. All’opposto, c'è la convinzione che l’uomo non è mai così globale come quando è filializzato nel senso forte del termine. È quando non lo è che egli cade nel particolare.


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