“Abituati come siamo a percepire la vita morale come una ricerca della perfezione che dà la felicità, si dimentica sovente l’altro versante che le è connesso come il mezzo lo è al fine: quello di permettere a Dio di prendere volto, di divenire carne nel e per il mondo. La morale riceve in questa maniera un arricchimento considerevole. Essa non si riduce ad una ricerca della performance etica nella quale può facilmente nascondersi il culto di sé, la preoccupazione per la propria gloria (cf. Gv 5,44). Essa è dimenticanza di sé in favore della “gloria di Dio”, dimenticanza analoga alla rinuncia delle piccole pietre che costituiscono i grandi mosaici dei templi di tradizione orientale che non esistono per se stesse, ma per la figura che esse contribuiscono a rendere presente, a far apparire.

I tratti del volto del Figlio sono riprodotti nelle “beatitudini” del Discorso della montagna (cf. Mt 5,1-11; Lc 6,20-23), tratti che manifestano la “perfezione” del Padre (cf. Mt 5,48). “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,9). Ma da quando il Figlio è risalito presso il Padre, spetta ai credenti di renderlo presente nel mondo. “Siano anch’essi in noi una cosa sola [secondo l’amore dimostrato nella lavanda dei piedi, anticipazione dell’amore della Croce prolungato e perpetuato nell’Eucaristia] perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (cf. Gv 17,21). Tuttavia, nessun credente può avere la pretesa di rappresentare da solo le ricchezze senza limiti (cf. Ef 3,18-19) della fisionomia morale di Gesù. La rinuncia del credente a se stesso per “la gloria di Dio” alla quale abbiamo già accennato implica dunque un’altra rinuncia, quella di lasciare lo spazio libero alla perfezione altrui, affinché Gesù discenda sempre più profondamente nel tessuto del mondo e vi si mostri secondo i molteplici aspetti del suo Volto adorabile in vista di toccare i “cuori” di coloro che lo conoscono già o non lo conoscono ancora. È unite le une alle altre che le piccole pietre del mosaico giungono a far emergere tutta l’immagine di cui ciascuna di esse costituisce una sfumatura, una sfaccettatura. All’amore per la misericordia di un Pietro Crisologo o di una Teresa di Lisieux per esempio, bisogna aggiungere l’amore per la povertà e per la mitezza di un Francesco di Assisi e di un Francesco di Sales affinché Gesù sia meglio ripresentato e così reso più attraente per coloro che il Padre ha deciso di dargli (cf. Gv 6,44).”.

Voi, luce del mondo. La vita morale dei cristiani: Dio fra gli uomini (Etica teologica), EDB, Bologna, 2003, p. 9-10.